lunedì 8 aprile 2013

Ricordi di famiglia

Questo nuovo post è molto particolare, anzi particolarissimo. Presento bottoni militari ed uno civile della Turchia unitamente ad un fregio papale, donati al Museo da Viviana Orsi Forlì e dallo storico Alessandro Minardi Cesena nell’agosto del 2012. 
Sono reperti della loro famiglia e collezione privata dello storico Minardi. Un caloroso ringraziamento a queste due persone sensibili alla storia ed alla cultura. Con la donazione hanno fatto un gesto di grande generosità e di umanità.
Bottone in metallo fine 1700 da gilet da Ufficiale di Marina della Repubblica di Venezia sui Galeoni. Il bottone è appartenuto ad un antenato del donatore
Foto presa dal web
Il Galeone era molto diffuso nel XVI e XVII secolo, l’uso di questa nave durò anche per tutto il XVIII secolo.
Bottone il lega metallica del trentatreesimo corpo di fanteria di linea di Napoleone nella campagna di Russia.
Si definisce campagna di Russia l'invasione francese della Russia nel 1812, terminata con una disastrosa sconfitta e con la distruzione di gran parte delle truppe francesi e dei contingenti stranieri, 400.000 mila morti. Significativa la battaglia sul fiume della Beresina in Russia. Su 2.200 militari francesi si salvarono solo in 77.
La famiglia Zucchi ….. un bottone. Il bottone era sulla divisa dei volontari dell’esercito Pontificio, che il 25 marzo del 1831 combatterono contro l’esercito dei volontari delle Province Unite comandate dal generale Zucchi nella battaglia di Rimini. In quella battaglia i volontari delle  Province Unite sconfissero quelle del Pontefice. Finita la battaglia con morti da ambo le parti le truppe del generale Zucchi si accamparono sulle sponde del fiume Marecchia a pochi km da Santarcangelo, prima di raggiungere Ancona, dove il Generale Zucchi fu fatto prigioniero e chiuso in carcere con una condanna di 30 anni nella fortezza di Palmanova. I volontari ritornarono ai loro paesi.
Quando le truppe del generale Zucchi erano accampate nel fiume Marecchia, avevano necessità di vettovagliamento e altre cose per continuare la marcia verso sud. L’attendente del generale Zucchi, un mio avo, era nativo di Santarcangelo. Il generale ne approffittò,  firmò dei buoni di acquisto e lo mandò  al paese, Santarcangelo, per le necessità dei volontari.
Carlo Zucchi, immagine presa dal web
Quando il mio avo si presentò ai concittadini tutti lo festeggiarano, lui insieme ad altri volontari avevano liberato la Romagna dal potere pontificio, finalmente liberi. Tutti gli diedoro quello che occorreva alle truppe accettando i buoni del Generale Zucchi. A guerra finita, con l’unità d’Italia, sarebbero stati saldati tutti i debiti.
Fatto prigioniero il generale Zucchi, la Romagna ritornò sotto il papato, che si guardò bene di pagare i debiti che aveva lasciato il generale. Da quel momento nasce il detto "chi paga? Paga Zucchi", ovvero nessuno.
Naturalmente il mio avo da allora lo chiavano Zucchi e il sopranome passando di padre in figlio è arrivato fino a me ed ai miei figli. Io da piccolo ero chiamato "zucarein".
Una volta nei paesi le persone avevano tutte un sopranome che identificava la famiglia. Ecco una storia curiosa della mia famiglia con il sopranome di Zucchi.
Mia nonna era francescana e mio nonno era repubblicano, nonostante ciò, hanno avuto 10 figli di cui 6 hanno vissuto. Quando è nato mio padre è stato battezzato in chiesa da mia nonna con il nome di Alberto. Mio nonno lo ha registrato in comune con il nome di Giacomo. Pertanto mio padre si chiamava Giacomo Gallavotti, naturalmente della famiglia di Zucchi. In casa e nella vita di tutti i giorni era chiamato Berto ad Zucchi
foto archivio fot. Galeazzo Arcibaldo di Romagna primissimi 1950
Il nostro negozio di merceria 1929-2002 era famoso e conosciuto con il nome di "Berto ad Zucchi".
Nella fotografia del 1957 il negozio con la scritta "da BERTO"  mio padre è il primo a sinistra, l’altro seduto al tavolo è Curio Para.
Ed ecco l’episodio curioso. Dopo la guerra le ditte avevano perso tutti i riferimente della lora clientela.
I nuovi rappresenati navigavano a vista, conoscevano dai vecchi titolari i nomi dei commercianti. Arrivavano al paese e al caffè chiedevano di un certo Gallavotti Giacomo che vendeva merceria, camicie, maglie ecc. La gente si guardava in faccia per interrogarsi, ma alla fine dicevano "a què u iè sno Berto ad Zucchi che vend cla roba, neun ma Gallavotti Giacomo a ne cnuscem". Traduzione: "qui c'è solo Berto ad Zucchi che vende quelle cose, noi Gallavotti Giacomo non lo conosciamo". Il bello è che  giocavano insieme a carte tutte le sere.
Il negozio è stato conosciuto con quel nome di Zucchi fino a quando io e mia moglie nel 2002 lo abbiamo chiuso. Ora a negozio chiuso non vi è più la possibilità oggettiva che la famiglia continui ad essere identificata con quel nome. Quando vengono al Museo alcune persone dei dintorni, mi squadrano e mi chiedono, ma lei non è quello del negozio dei bottoni di Zucchi?
Bottone del 1908 della Turchia in smalto e metallo, (dorato?), con la mezza luna e la stella. Appartenuto al bisnonno del donatore. L’antenato si era innamorato di una signorina nobile, lui era nulla tenente. Il padre della signorina ha negato le nozze, anche se la figlia era innamorata. Lui allora si arruolò nell’esercito  facendo diverse campagne militari si fece onore e ben presto diventò Ufficiale, molto famoso per le sue imprese. Il massimo dell’onoreficenza la ebbe quando era in Turchia. Capito che a quel punto poteva chiedere la mano della sua innamorata, comprò sei splendidi bottoni per il dono di fidanzamento. All’inizio del 1900 non era facile trovare bottoni di quel genere. La conclusione logica è che si sposarono ed uno di quei bottoni è arrivato al Museo. Il bottone era della bisnonna del donatore
Bottone primi 1900 in metallo con le chiavi papali. Le chiavi decussate, simbolo del legato che Gesù Cristo ha lasciato a San Pietro, (quello della custodia delle chiavi del Regno), e quindi della cristianità.
Il bottone è appartenuto ad un avo del donatore nella foto
Fregio del 1860 del Corpo Pontificio degli Zuavi munito di tre corone  con le chiave incrociate simbolo di S. Pietro. Le tre corone sovrapposte della tiara papale indicano il triplice potere del pontefice: Padre dei Principi e dei Re, Rettore del Mondo, Vicario di Cristo in Terra
Il  fregio, lo aveva l’antenato del donatore nella foto con la caratteristica divisa degli Zuavi.
Pensate che le scatole dei bottoni che sono in tutte le case sono la memoria e l’anima della famiglia.
Per chiudere questo post un racconto ove i bottoni della scatola di casa sono i protagonisti. Un giorno mi arriva un messaggio che sul Corriere della Sera vi era un articolo sui bottoni. Compro il giornale, l’articolo era la recensione di un libro di Anna Maria Mori con il titolo "L’anima altrove".
La giornalista scrive che l’autrice del libro viveva in Istria. Finita la guerra in Istria iniziò la pulizia etnica comunista. La sua famiglia ha raccolto quelle poche cose che potevano portare via e sono riuscite ad arrivare in Italia. L’autrice racconta: "anche la sistemazione logistica era migliore di quella dell’Istria, l’anima era rimasta in Istria ". L’anima sono  tutti i ricordi di lei giovinetta. Poi un giorno trova il sacchetto di bottoni, che era stato portato in Italia nella fuga. Lo apre e in quei bottoni trova la sua anima. Uno gli ricordava il battesimo della cuginetta, l’altro il matrimonio della zia, quello nero la morte della nonna ecc..
Ho contattato la giornalista e gli ho raccontato del Museo. E' stata felicissima, emozionandosi, nel ricevere il mio messaggio e-mail. I nostri contatti continuano.
I bottoni non servono solo per unire due lembi di stoffa, ma uniscono e tengono legate anche le persone.

2 commenti:

  1. Una meraviglia quando oggetti così piccoli sono accompagnati da documenti tanto interessanti ed esaurienti.
    P.S.: come va con la traduzione del commento misterioso? Io non riesco a trovare la persona che abita in Iran...non risponde alle mail. Ma non dispero.

    RispondiElimina
  2. Ciao Sandra grazie per il passagio al post e per averlo apprezzato.
    Per la traduzione del commento misterioso sono tantissimi che gli danno la caccia, ma fino ad ora nessuno ha fatto centro. Io contibua a soerare.
    Domenica abbiamo l' incontro dei collezionisti, ti confesso che quello dei blogger ha fatto scuola ed ho copiato.
    Ciao un caro saluto a te e a tuo marito.

    RispondiElimina

Attaccate il vostro bottone: