venerdì 27 dicembre 2013

IL BOTTONE E LA SUA STORIA

All’inizio di questo post ho scritto alcune mie intime considerazioni. Siamo alla fine dell’ anno e nel fare gli auguri ad una carissima amica, mi ha ispirato a scrivere di getto questo mio pensiero. Avere il contatto con tante persone da tutto il mondo è una cosa indescrivibile ed emozionante.
Bottoni, libri, giornali, auguri, quadri, presepio, interviste, autorizzazioni per poter utilizzare le immagini del Museo per libri o articoli, sono reperti o richieste che arrivano continuamente affinché il NOSTRO Museo diventi più importante e conosciuto sempre di più nel mondo. L’ultima ieri sera, 23/12/13, la telefonata della giornalista di Radio Nazionale Bulgaria, che mi chiedeva l’autorizzazione per una foto da inserire per un suo articolo sul Natale in Italia, sul giornale di BNR, e questa mattina la pubblicazione è arrivata sul mio computer.
Questo presepe, tutto di bottoni, di Castrica Maria Rita Acquasparta (TR). Foto di Claudia Protti. È stato pubblicato sul giornale di БНР Българско национално радио, (BNR Radio nazionale bulgara), insieme all’articolo della giornalista sottolineando che è un reperto del Museo del Bottone unico in Italia: BULGARIA-ITALIA ИТАЛИЯ Е В ТРАДИЦИОННИ КОЛЕДНИ ОДЕЖДИ.
Sin dall'inizio credevo fermamente in questo Museo ed ho lottato moltissimo contro tutti per aprirlo. Non potevo mai immaginare l'eccezionale successo, che non si tratta di quello dei numeri dei visitatori, che sono veramente eccezionali, ma quello della stima, del sostegno, dell'amore, voglia di contribuire, voglia di essere presenti,  anche semplicemente con un commento su facebook, un post sul blog, una frase sul libro delle firme o un articolo su un giornale o su una rivista, un commento in tv nazionale o locale o una notizia su Radioraidue o privata o su una rete nazionale; oppure Claudia Protti che crea il blog del Museo ed Ilaria Picardi la pagina di facebook, tutto questo e  altro mi fa, CI FA, toccare il cielo con un dito ed è emozionante. CON TANTA COMMOZIONE E GLI OCCHI UMIDI GRAZIE A TUTTI. 
IL POST: IL BOTTONE E LA SUA STORIA
In questo post vi presento dei bottoni che da soli, attraverso la loro simbologia, sono in grado di presentare una tessera di storia avvenuta nella società. Per essere più chiaro, anche se l’ho scritto tante volte. Quando nella società succedono degli avvenimenti particolari, di qualunque tipo e genere, di cui la gente ne discute e ne fa commenti, sia nel 1900 che nel 2000 c’è stato e ci sarà sempre uno stilista che mette la simbologia dell’ evento su un bottone. 
Jack London (1876-1916) nel 1903 scrive Il richiamo della foresta e nel 1906 Zanna bianca, due libri fantastici che i ragazzi dovrebbero leggere. Agli inizi del 1900 domare un lupo rappresentava un fatto clamoroso per noi italiani, perché in Italia, sugli Appennini, i lupi facevano paura, erano pericolosi non solo per gli animali, ma anche per gli uomini. In questi due libri il lupo è stato messo al servizio degli uomini e l’oggetto del clamore, un magnifico lupo, appare su un bottone, in resina naturale del 1910 circa, con due occhi di strass azzurri. 
La storia di questi bottoni non deriva dalla simbologia, ma dal loro uso veramente particolare.
A Santarcangelo  e dintorni esistono  molte cellette votive, datate fine 1800,  primi 1900, oggetto di culto da parte dei santarcangiolesi. Nei pressi di alcune, nel mese di maggio, il mese della Madonna, ancora oggi, alla sera c’è il raduno dei fedeli per recitare in compagnia il rosario.
Nei primi anni del 1980, la sarta Sancisi Paolina,  amica e cliente da sempre del mio negozio, è stata incaricata di rifare i vestiti delle statue in quanto ormai sporchi, sciupati ed indecenti. I bottoni sono stati staccati e la sarta, sapeva del Museo del Bottone, me li ha consegnati. Naturalmente io gli ho dato tutti i nuovi che gli occorrevano. Il primo e l’ultimo sono sicuramente fine 1800 con una pietra dura diventata opaca negli anni, gli altri con una perla, ma non credo che sia vera. Sono tutti montati su metallo. 
Questo aereo, di metallo verniciato, anni fine 1920, è una pietra miliare e testimone di un grande evento che ha dato l’inizio alla rivoluzione dei contatti su scala intercontinentale, tracciando un nuovo sistema di
raggiungere velocemente altri continenti attraverso il cielo. Il bottone ricorda l’impresa di Charles Lindberg (1902-1974), l’aviatore che il 20-21/05/1927 portò a termine la prima trasvolata atlantica, da Saint Louis, vicino a New York, a Parigi, senza scalo in 33 ore 20 minuti e 29 secondi. Una impresa del genere non poteva passare inosservata ad uno stilista di bottoni
Bottone in galalite anni 1920. Ora parliamo di emancipazione femminile. La donna fino alla fine della prima guerra mondiale viveva secondo le usanze e la mentalità dell’ Ottocento, era relegata in casa, sottostava al volere degli uomini, padre, marito, fratello; usciva solo se accompagnata, portava i capelli lunghi, i lacci e il busto.
Nel primo dopoguerra cambiò radicalmente il suo comportamento e il modo di vivere: si tagliò i capelli, si liberò di tutti i legacci, delle stecche di balena, che comprimevano il suo corpo, e di tutte quelle cose che la legavano al passato. Iniziò a uscire di casa, a fare la spesa, ad andare nelle modisterie, per confrontarsi con le altre dame e scegliere gli ultimi modelli arrivati da Parigi, frequentava i locali pubblici, fumava, ballava e guidava le grosse auto scoperte.
L’epoca della sudditanza all’uomo di casa, era ormai lontana. Iniziava la sua emancipazione, la primavera della sua vita (La Venere di Botticelli: la primavera della vita non nasce da una capasanta?). Il primo atto di emancipazione femminile lo aveva deliberato Clemente XIV (Papa dal 1769-al 1774), al secolo G. Vincenzo Ganganelli (Santarcangelo di Romagna 1705- Castel Gandolfo 1774), con l’abolizione del decreto che vietava alle donne di recitare in teatro. 
Bottone, per l’alta moda, anni 1930 in celluloide materiale di moda del periodo. Gli anni 1930 sono stati il periodo in cui la classe ricca e i gerarchi del partito fascista, si costruivano le ville al mare, ai monti o ai laghi, Mussolini comprò la sua villa a Riccione. Erano presenti in tutti gli avvenimenti mondani. Facevano tendenza moda ed erano sempre presenti nei dieci minuti del documentario dell’ Istituto Luce che per legge si doveva proiettare prima di ogni film. Il popolo era ancora in maggioranza analfabeta e Mussolini in questo modo poteva comunicare i grandi progressi dell’ Italia sotto il fascismo.
Quindi furono i ricchi che, con le loro poliedriche attività, ispiravano lo stilista a creare il bottone con la coda del pavone: pavoneggiavano. 
Galalite e metallo anni 1970. Nel 1975 Marco Pannella ha iniziato il digiuno per la legalizzazione delle droghe leggere. Naturalmente la gente ne ha discusso e commentato, il fatto non è passato inosservato ed il problema era di grande interesse per la società italiana.
Anche in questo caso uno stilista ha creato un bottone con la foglia della marijuana. 
Galalite fine anni 1970. Chi l’avrebbe mai detto che un bottone da patta da pantalone da uomo, costo al massimo 5 lire alla fine degli anni 1970, è una pietra miliare della nostra storia e testimone di un evento? Questo bottone ricorda la famosa trasmissione di Enzo Tortora dal 1977 al 1982 “Portobello“. Il format televisivo era una innovazione dai soliti schemi: la gente si era stancata dell’ ombelico della Carrà, delle gambe delle Kessler e del Lascia o Raddoppia  di Mike Bongiorno. Tortora aveva creato un mito di Londra con il famoso mercatino di Portobello e la mitica frase, che è rimasta nella storia: “ Il Big Ben ha detto stop “ Questa frase Enzo Tortora la pronunciava alla fine delle transizioni commerciali, fra gli inventori, che all’ inizio del progamma spiegavano al pubblico televisivo le loro invenzioni brevettate ed  gli interlocutori che voleva compere il brevetto. La trattativa era privata tramite una gabina telefonica con il numero specifico per quel brevetto. Fra tante altre cose vi era anche un papagallo. In chiusura alcune ragazze entravano in scena e dovevano far parlare il papagallo suggerendo il nome di Portobello. Praticamente nessuna ha avuto successo. La gente si divertiva molto.
Ecco è vento fuori quel bottone che può essere conservato in quelle scatole che esistono in tutte le case piene di bottoni da riutilizzare. Nessuno però ha pensato che fosse legato all’ evento televisivo.
Bottoni in lega metallico della Corpo della Polizia Penitenziaria. Questa ricerca storica non è mia,  è stata fatta da Silvio Biondi che fa parte del Corpo della Polizia Penitenziaria. Avevo questi bottoni e non sapevo assolutamente nulla. Ho  messo la foto su facebook e nel giro di due-tre minuti è arrivata la soluzione del problema da Silvio, amico ed amante dell’arte museale. Il giorno dopo anche l’interessante storia delle guardie carcerarie, conosciute principalmente con questo nome. Ecco la storia: 
Nel medioevo fino al rinascimento gli addetti alla custodia delle carceri venivano chiamati “Secondini”. Fino al 1873 le persone di servizio nelle carceri del Regno d’Italia si chiamavano “Guardiani”. Dal 1873 viene emanato il nuovo Regolamento che stabilisce le nuove qualifiche di capoguardia, sottocapo e guardia, introduce la denominazione di “Guardia Carceraria”. Nel 1890 si cambia ancora, a seguito del R.D. n° 7011 si giunse alla denominazione di “Corpo degli Agenti di Custodia”.
Dopo un secolo, e cioè nel 1990, viene attuata la smilitarizzazione e il disciolto Corpo degli Agenti di Custodia diventa “Corpo della Polizia Penitenziaria”. Vedi Giorgio, l’appellativo di secondino, termine ancor oggi usato impropriamente per indicare chi lavora in carcere, è altamente offensivo nei riguardi del poliziotto penitenziario perché lo spoglia della professionalità e la specificità maturata nel corso di questi anni, riportandolo all’età della pietra per così dire, in cui detenuti e custodi non avevano nessuna dignità. 
Bottoni singoli creati da uno stilista in occasione di un evento nel Museo ve ne sono tantissimi.
La prossima volte ne presento altri così piano piano ripassate la nostra storia in compagnia di un oggetto che non veniva mai considerato sotto questo aspetto: la memoria della storia.
Vi ricordo il giorno 01/01/2014 al pomeriggio siamo aperti dalle 15:00 alle 18:00 e che nella grotta del Museo si può ammirare un Presepe creato dal pittore Fabrizio Paolucci, Nicolini Renzo e Sacchini Giulia.
Museo e presepe ad ingresso gratuito come sempre come la guida.
BUON ANNO E CHE LA VITA VI SORRIDA SEMPRE.
Giorgio Gallavotti 339 34 83 150

1 commento:

  1. Complimenti vivissimi, GIORGIO!
    Un bell'esempio di fiducia e costanza e passione.
    --- Tania

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